Con la morte di Giovanna II d’Angiò e un susseguente periodo di conflitto
tra Renato d’Angiò e Alfonso d’Aragona, che rivendicavano entrambi il dominio
sul Regno di Napoli, nel 1442 Salerno passa sotto la dominazione della casa
Aragonese.
Questa casata prende il nome dalla provincia dell’Impero Romano, l’Hispania
Terraconensis, la cui principale città era, appunto, Taragona. Nella seconda
metà del V secolo d.c, Taragona fu conquistata dai Visigoti, per poi passare
sotto il dominio dei califfi arabi fino al secolo VIII. I Franchi
riconquistarono il territorio fondando, nell’802, la contea di Aragona, con a
capo Aureolus considerato come il probabile fondatore della casa Aragonese.
Alfonso V d’Aragona, dopo aver stabilito il proprio dominio su Napoli, affida il
Principato di Salerno al conte di Nola e duca di Amalfi Raimondo Orsini che
governerà la città fino al 1458, quando Ferdinando I d’Aragona, affida invece
Salerno a Roberto Sanseverino con il titolo di Principe di Salerno.
I Sanseverino, nobili salernitani, vantavano la discendenza da Thorgis uno dei
guerrieri Normanni che servirono Roberto il Guiscardo nella conquista di
Salerno. Thorgis, latinizzato in Turgisio, aveva ottenuto nel 1061 dal
Guiscardo, la Contea di Rota nel cui ambito si trovava la fortezza “de Sanctus
Severinus”, e Sanseverino fu da quel momento il nominativo dinastico del
Normanno. Dopo che il figlio di Turgisio, Ruggero, ebbe sposato Sirca, nipote
del penultimo principe Longobardo Guaimario IV, il lignaggio dei Sanseverino si
era radicato con quello cittadino. Nel corso dei secoli seguenti i Sanseverino,
imparentandosi man mano con le diverse casate regnanti, furono poi annoverati
nella nobiltà di varie nazioni e anche nelle gerarchie ecclesiastiche, tant’è
che l’ultimo ramo dei Sanseverino di Bisignano si estinse, al servizio di
Francesco II di Borbone, all’indomani dell’unità d’Italia.
Così i destini di Salerno e della sua provincia si legarono a quelli della
famiglia Sanseverino dato che gli Aragona vedevano la città come uno dei tanti
territori sotto il loro dominio e attuarono la politica di scegliere un
feudatario locale che avrebbe curato efficacemente gli interessi locali in
funzione di quelli del Re.
Roberto I Sanseverino governa obbedientemente Salerno dal 1464 al 1474,
come Principe di Salerno. Quegli anni rappresentano per la città un periodo di
pace che consente finalmente la bonifica di terre incolte e paludose nei
dintorni cittadini, lo sviluppo di allevamenti di bestiame, della produzione di
grano e anche la coltivazione dei gelsi per i bachi da seta. Nascono in quegli
anni i primi Monti di Pietà ed altre Opere Pie, come il Conservatorio Ave Gratia
Plena, l’Ospedale di San Giovanni di Dio e l’orfanatrofio di San Ferdinando.
A Roberto I succede il figlio Antonello Sanseverino che invece di proseguire
l’opera paterna organizza e capeggia una rivolta dei baroni locali contro
Ferdinando I d’Aragona. La rivolta viene soffocata nel sangue dei locali baroni
mentre Antonello Sanseverino prima trova rifugio in Francia e poi si ritira a
Senigallia dove morirà in disgrazia nel
1499.
Salerno rientra nel demanio Aragonese e viene amministrata da Jacopo Serra per
conto dello Stato Aragonese, fino a quando, Ferdinando il Cattolico investe
nuovamente un Sanseverino, Roberto II, figlio di Antonello, del titolo di
principe, affidandogli nel 1502 la città, che fino al 1552 sarà il centro di
interesse dei possedimenti feudali dei Sanseverino. Infatti Roberto II, sposa
Marina d’Aragona nel 1506, imparentandosi con il Casato Iberico, ma muore nel
1508. Sarà Ferdinando Sanseverino, chiamato Ferrante, come lo zio materno, a
tenere fino al 1552 la città e i vasti possedimenti feudali che man mano
accumula.
In questo lungo periodo di amministrazione Sanseverinesca la città tiene
stentatamente il passo con le altre città della penisola e d’Europa, grazie
anche a meritori ma occasionali interventi di scienziati, imprenditori o di
uomini di fede.
Nel 1500 Francesco De Fabris Curinaldo de Marca dirige una stamperia che
pubblica le opere di Paolo Grisignano, medico della Scuola Medica Salernitana di
cui era Priore Paolo de Granita. Mariano Abignente prende parte alla disfida di
Barletta. Opera in città l’accademia letteraria dei Rozzi e poi l’accademia
degli Accordati. Al 1520 si fa risalire la fondazione del Banco Ebraico grazie
alla consistente presenza degli ebrei a Salerno a seguito della cacciata (1492)
di questi ultimi dalla Spagna dei Cattolicissimi Ferdinando e Isabella; Agostino
Nifo, autore dei commenti alle opere di Aristotele viene nominato Promotore
Ordinario Perpetuo dello Studio Salernitano mentre il giurista Giovan Cola de
Vicariis, diventa lettore dell’Università di Napoli. Nel 1527 la città subisce
l’attacco di una squadra navale pontificia e veneziana, e mentre il sindaco
della città Francesco Pinto, organizza le difese, scoppia la peste. Nel 1532 Don
Pedro di Toledo provvede a nuove fortificazioni contro le scorrerie dei Turchi e
un altro spagnolo, Giovannio Yviz, insedia una vetreria, reclutando Maestri
Veneti ed Umbri.
Nel 1550 Salerno conta circa 10.000 abitanti, ed il feudo dei Sanseverino è al
culmine della propria parabola, mentre nel resto d’Europa gli eventi preparano
il passaggio dal medioevo all’età moderna.
Nel 1453 i Turchi ottomani di Maometto II conquistano Bisanzio e pongono fine
all’ultra millenario Impero Romano d’Oriente. In Spagna si completa, nel 1492,
“la Reconquista” della penisola iberica occupata dai califfi arabi mentre nello
stesso anno il genovese Cristoforo Colombo mette piede su un nuovo continente.
Ha termine la Guerra dei cento anni tra Francia e Inghilterra. In Inghilterra si
combatte la guerra tra York e Lancaster che porterà, all’affermazione nel 1509
di Enrico VIII Tudor, quale precursore delle monarchie assolutistiche.
A Salerno Ferdinando Sanseverino riceve nel 1535 la visita di Carlo V di
Spagna, erede delle casate Aragonesi, Castigliane e Asburgiche: sul suo impero
“non tramontava mai il sole”. Egli era in quel momento il più potente
rappresentante della più antica casata nobiliare europea che poteva far risalire
le proprie origini ai Franchi Merovingi di Clodoveo, tribù germanica federata,
nel IV secolo d.c., all’Impero Romano d’Occidente.
Il Sanseverino, forse disilluso della propria posizione di vassallo, o
indispettito dalle attenzioni di Carlo V per la propria consorte, o più
probabilmente inconsapevole dell’effettiva consistenza della propria condizione,
si ripropose di sottrarsi al giogo di un imperatore che, nato nelle Fiandre, gli
risultava straniero, e dopo qualche anno, in una patetica ripetizione delle
gesta di suo nonno Antonello, organizzò e capeggiò, nel 1547, una rivolta
anti-Asburgica, prendendo spunto dalla ribellione scoppiata nel Regno contro
l’introduzione dei Tribunali dell’Inquisizione secondo il costume di Spagna. Ma
nel 1552 Ferdinando “Ferrante” Sanseverino viene dichiarato ribelle e condannato
a morte, bandito dal Regno e privato delle proprietà. Carlo V con un decreto
trasferisce la città di Salerno al demanio spagnolo.
Salerno viene comprata dalla marchesa del Balzo, e poi dal Principe
Grimaldi nel 1553. Scomparve per la città ogni indipendenza e dei Principati
Longobardi, Normanni, Svevi, Angioini e di Sanseverino non rimase che il
ricordo.