Le vicende del Principato saranno in seguito descritte nel “Chronicon Salernitanum” ad opera di Romualdo Guarna, che riporta altre figure importanti di regnanti longobardi.
AD ARECHI II SUCCESSERO:
Grimoaldo III, (787-806) che continua l’opera paterna di consolidamento delle strutture cittadine.
Sicone, (807-832) che si dedica all’ampliamento dei territori del proprio Principato e nel 831 assedia anche Napoli appropriandosi delle reliquie di San Gennaro.
Sicardo (833-839) che occupa l’isola di Lipari, conquista Amalfi, ed istituisce la zecca cittadina (soldo d’oro); egli fu all’origine delle divisioni interne nella corte beneventana che avrebbero poi portato alla definitiva divisione dei principati di Benevento e di Salerno.
Siconolfo (839- 849) fratello di Sicardo, che dopo una lunga e cruenta serie di battaglie contro Radelchi -principe di Benevento- firma con questi un trattato di pace e di spartizione del Regno della Longobardia Minore (847 d.C.), dando vita al Principato autonomo di Salerno, comprendente la gran parte della Campania, la Lucania, la Calabria settentrionale.
Sicone II (851-853) successe, ancora minorenne, al padre Siconolfo ma fu poi estromesso dal trono, ed in seguito assassinato dal suo tutore, il conte beneventano Pietro, che fu l’effettivo Principe di Salerno.
Pietro (853-855) che consolidò e rese definitiva la divisione tra il Principato di Benevento e quello di Salerno. Il Principato di Salerno comprendeva quindi all’epoca i territori da Sora a Gaeta -a nord- e da Cosenza a Taranto -a sud- con l’eccezione di Amalfi, Repubblica Autonoma, e della contea di Napoli tornata sotto il dominio Bizantino.
Ademaro (855- 861) figlio di Pietro e molto impopolare per le modalità con le quali era stato soppresso Sicone II; nell’858 chiese aiuto al duca di Spoleto per resistere alle rivolte dei sostenitori di Guaiferio, ma nel 861 fu destituito e imprigionato dallo stesso Guaiferio che instaurò la dinastia dei Dauferidi su trono del Principato di Salerno.
Guaiferio (861-880) che si adoperò per mantenere l’unità del territorio del Principato e per difenderlo dalle continue scorrerie dei pirati Saraceni. Nell’871 sconfisse risolutivamente i Saraceni, a volte alleati o al soldo del Ducato di Napoli, allontanando i musulmani dalle coste della Campania.
Guaimario I (880-901) figlio di Guaiferio di cui continuò la politica paterna ovvero di contrasto: alle scorrerie dei Saracene (i quali si erano insediati ad Agropoli, alle porte di Salerno); ai tentativi del vescovo-conte di Napoli che ambiva al Ducato di Capua; alle pretese del Duca di Spoleto su Benevento; alle divergenze con il gastaldo di Avellino che nell’895 lo imprigionò e lo accecò. Guaimario I, con l’aiuto del figlio Guaimario II riuscì a tornare a Salerno ma, cieco e malconcio, rinunciò al trono in favore del figlio e si ritirò nel Monastero di San Massimo.
Guaimario II (901-946) figlio di Guaimario I, continuò l’opera paterna con alterne alleanze con l’impero di Bisanzio, con il Ducato di Capua o con il Principato di Benevento, alleanze ed accordi che venivano poi disconosciuti, secondo le logiche medievali, in funzione delle opportunità del momento. Guaimario II sovvenzionò il monastero di San Massimo e altre istituzioni religiose.